San Biagio e la Candelora: un legame di “cera”
La Candelora e San Biagio si celebrano in giorni consecutivi il 2 e il 3 febbraio. Queste festività hanno uno stretto legame fra loro scandito da una tradizione antichissima. Fin dai tempi più lontani si tramandano le memorie di una gestualità fortemente ancorata alla storia cristiana. Ancora oggi resistono peculiarità che caratterizzano un suggestivo rituale ancestrale.
La Candelora
La Candelora è un momento significativo non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche per il grande valore che assume nella sfera contadina. Entrambi gli scenari, però, conservano una propria identità. Per quanto riguarda la cristianità, in tal giorno si celebra la “Presentazione al Tempio di Gesù; ancor prima, invece, si indicava come la “Purificazione della Beata Vergine Maria”. Rimane parimenti straordinaria l’intensa gestualità che appartiene al mondo campestre.
San Biagio
La ricorrenza di San Biagio è molto sentita poiché vi si affida la protezione della gola. Su queste basi s’innesta una profonda devozione rafforzatasi nel corso dei secoli e mai sfiorita. Nel Cilento si conservano numerose testimonianza a riguardo (che avremo modo di leggere fra qualche giorno in occasione della festività qui su lineacilento.it).
Un legame di “cera”: il rito delle candele
Il nome della Candelora trae origine dall’antico rituale praticato durante la celebrazione nella quale si benedicono le candele che poi saranno portate a casa come simbolo ben augurale per l’anno agro-pastorale. La ricorrenza s’intreccia con la festività di San Biagio che si celebra il giorno seguente proprio con i ceri. E’ consuetudine, infatti, durante le celebrazioni in onore del Vescovo di Sebaste, porre i fedeli sotto la protezione del Santo attraverso un rito ancestrale. Il celebrante incrocia sulla gola dei devoti due candele affinché San Biagio interceda e non dia spazio ad alcun malanno. Il gesto si compie utilizzando le candele benedette il giorno precedente durante la funzione della Candelora.