Cilento, il paesaggio sonoro della Pasqua: la troccana e la ciarancella
Analizzando la Settimana Santa del Cilento un aspetto sicuramente non marginale è quello del paesaggio sonoro. I suoni legati alla Pasqua racchiudono esternazioni ancestrali che richiamano ora la sacralità dei riti vissuti nelle funzioni religiose del triduo.
Le campane legate: il silenzio della devozione
Con le celebrazioni del Giovedì Santo le campane vengono metaforicamente legate: tacciono fino alla resurrezione di Cristo. Un tempo i bronzi, azionati a corda, venivano letteralmente bloccati, legando, tramite un nodo, le estremità delle corde. Nella gestualità affianca la denudazione dell’Altare che, nello stesso momento, viene spogliato, privato di ogni ornamento. Nel complesso risulta oggi una pratica poco diffusa e quasi scomparsa nel suo iter originale, ma resta ancora viva nella memoria.
La troccana nel Cilento: un rumore stridente
Non potendo ricorrere alle campane le funzioni venivano introdotte con uno strumento in legno. La troccana (o anche taroccola) può considerarsi uno strumento di richiamo. Si utilizzava fra il giovedì e il sabato della Settimana Santa. Più che un suono la rotazione della maniglia della troccana innesca un meccanismo che emette un rumore assordante. Il nome trae origine proprio da questa peculiarità giacché rilascia delle vibrazioni che emettono una sorta di ‘troc, troc’ che si ripete a catena.
La ciarancella: un coro di campane
Un tempo in alcune chiese era presente la ciarancella. Si tratta di una piccola ruota contornata da campanelle. Fissata al muro si azionava tramite una manovella e, raggiunta la giusta velocità, innescava un suono melodioso che annuncia particolari momenti dell’anno liturgico. Infatti la ciarancella entrava in funzione solamente in rare occasione. Probabilmente la notte di Natale e in occasione della festività patronale, oltre al momento in cui durante la veglia pasquale si intonava il canto che annuncia la resurrezione di Cristo ed ecco che ancora oggi si usa l’espressione “campane a Gloria”.