Novi Velia, chiude la stagione dei pellegrinaggi al Sacro Monte
La seconda domenica di ottobre (9 ottobre 2022), seguendo una consuetudine ormai ben radicata nella cultura locale, si chiude la stagione dei pellegrinaggi al Santuario del Sacro Monte di Novi Velia.
Il santuario di Novi Velia
Il Santuario del Sacro Monte potrebbe risalire al X o all’XI secolo. Il complesso prese vita laddove un tempo vi era, quasi certamente, un tempio pagano forse voluto dagli Enotri. La cristianizzazione del sito, invece, probabilmente avvenne già ai tempi dei Saraceni. Ne sarebbe conferma nell’etimologia di Gelbison, il nome dato alla montagna, che avrebbe il significato di “Monte dell’idolo” rispecchiando la genesi del luogo. Dalla documentazione nota si evince che nel 1131 esiste in quel posto un punto di riferimento spirituale consacrato alla memoria della Vergine Maria. Di certo, nel corso dei secoli, il complesso a livello strutturale ha subito diversi rifacimenti e soprattutto ampliamenti. La stratificazione architettonica, in realtà, è quasi impercettibile poiché, la chiesa, nei primi anni del Novecento venne ampliata e oggi si presenta a tre navate divise da possenti colonne. In posizione centrale si trova l’Altare Maggiore sul quale una nicchia custodisce l’immagine della Madonna.
Leggende ancestrali: pastori e cavalieri
La fondazione, secondo la tradizione, sarebbe da attribuire agli abitanti di Novi Velia. La nascita del santuario, dunque, sarebbe opera di alcuni pastori del paese che, sostanzialmente, guidati da un agnello giunsero nei pressi di una grotta in cui rinvennero un’immagine della Vergine. Più caratteristica e densa di significato, invece, la leggenda dei due cavalieri. Si racconta che durante una cavalcata giunsero sulla montagna. L’uno, cristiano, entrò in chiesa per rendere omaggio alla Madonna, mentre l’altro rimase all’esterno deridendo il compagno per questa sua debolezza. All’improvviso il suo cavallo s’imbizzarrì intraprendendo una folle corsa verso il precipizio. Temendo la sua fine invocò l’aiuto della Madonna e l’equino con un salto balzò su una roccia salvando la vita al cavaliere. Il grande masso che nella forma ricorda proprio la ‘‘ciampa’’ di un cavallo è ancora così chiamato. La tradizione vuole che centrandolo con una monetina porti fortuna.
La Madonna “Bruna”
A dominare la scena è senza dubbio quell’immagine della Madonna che con il suo sguardo cattura l’animo dei fedeli da secoli. Il colorito “scuro” della sua carnagione richiama le fattezze iconografiche orientali. È questo il motivo per cui è popolarmente chiamata “Bruna” ed è, per eccellenza, la Madonna del Cilento e non solo. L’affluenza dei pellegrini, infatti, ha sempre interessato tutta l’area dell’antica Lucania e di una parte della Calabria. Dall’ultima domenica di maggio e fino alla seconda di ottobre, migliaia di devoti, riuniti spesso nelle tradizionali “compagnie”, compiono quello storico camminare che si concretizza con l’ascesa alla montagna. Sono in tanti a raggiungere ancora la meta attraverso il vecchio sentiero, a tratti gradinato, che si fa spazio fra le rocce e la vegetazione. Le pietre levigate sono il segno di un “passaggio” che dura ormai da secoli. Dal piazzale della Chiesa la vista gode di un panorama molto suggestivo.