Sant’Elia, dal Cilento un’antica invocazione contro la siccità
Sant’Elia, popolarmente Santo Lio, ha rivestito un ruolo cardine nella cultura agro-pastorale del Cilento. Investito di un particolare patronato, il Profeta è invocato contro la siccità.
Il contesto economico-sociale
Sembrano ormai lontani i tempi in cui il Cilento era descritto come una terra aspra per il susseguirsi di colline e montagne. Piccoli valloni intercorrono tra loro e, nei mesi di secca, appaiono come profonde ferite, mentre, dopo le piogge, diventano torrenti impetuosi. Uno scenario cangiante, dunque, in un paesaggio di straordinaria bellezza. Tantissimi secoli fa, questo territorio, ha incontrato quell’uomo che vi si stanziò edificando celebri città e lasciando un segno tangibile della sua presenza anche nelle tante architetture cristiane. Fiancheggiando il fiume Alento, nell’area di quella grande ansa in cui nella seconda metà del secolo scorso fu progettata e realizzata la diga, l’acqua oggi comincia a ritirarsi per il persistere dell’assenza di precipitazioni piovose.
Sant’Elia, i segni di una devozione
Immaginando i campi a ridosso del fiume fino agli anni ‘70 del Novecento, sembra quasi strano pensare come i contadini e tanti coloni riponessero le loro speranze proprio in quel flebile corso d’acqua che, tra luglio ed agosto, era quasi sempre asciutto. Nei pressi di Prignano vi era la cappella di Sant’Elia che, quando la calura estiva era insopportabile, vedeva un via vai di devoti che vi si accalcavano per chiedere la sua intercessione. Lo stesso accadeva probabilmente a Cicerale dove ancora oggi si conserva ben viva la memoria del Profeta e anche a Perito che, sul versante interno della collina che discende verso l’altra fiumara, aveva un riferimento spirituale in una piccola edicola votiva, anch’essa sotto il titolo di Sant’Elia. Quest’ultimo, dai racconti, appare come un remoto strumento di comunicazione fra la terra e la sfera celeste. L’effetto però doveva essere tale da rasserenare l’animo dei mezzadri.
Santo Lio
Santo Lio / sponza la terra / porta lu ppane / lleva la uerra. Risuonava più o meno così, come una preghiera, quella richiesta di aiuto affinché il cielo si ricoprisse di nuvole e portasse la pioggia. Su piccoli spiazzi di terra che, come un balcone naturale si affacciano sulle valli, trovavano spazio rudimentali sacelli che avevano l’importante compito di attutire le calamità dovute alla siccità.