Cilento, la modernità del culto di Sant’Antonio lungo la valle dell’Alento
Nel Cilento la devozione per Sant’Antonio da Padova è molto viva come del resto anche altrove. Quello che colpisce del culto antoniano è la predominanza che si è imposta nel panorama spirituale nel corso del XX secolo lungo la valle dell’Alento. Diversi casi, infatti, confermano come alla vigilia del nuovo millennio tante storie si accomunano proprio per il nome di Sant’Antonio.
Sant’Antonio nella valle dell’Alento
Tracciando una linea continua lungo il bacino del nobile fiume del Cilento la devozione a Sant’Antonio si esprime con costanza ed in modo ininterrotto. Una prima tappa è d’obbligo a Gorga, la frazione di Stio nei cui pressi nasce proprio il celebre corso d’acqua. Fra le colline che fanno da sponda alla diga, invece, si trova Ostigliano, dove la venerazione per il Santo da Padova conserva le memorie di un’intensa benevolenza che, in passato, si esprimeva con la presenza di numerose cénte. Dopo l’ampia ansa che l’Alento compie laddove oggi è presente il muro di sbarramento della diga, ci si affaccia sul Cilento Antico e qui trapelano storie di straordinaria bellezza interiore.
Selva e Valle Cilento, testimonianze di una intensa devozione
Due esempi novecenteschi mostrano nell’intimo la grande devozione al Santo da Padova. Si tratta dei casi di Selva e Valle Cilento. La prima è una contrada situata nel territorio di Lustra dove a metà degli anni ‘40 del Novecento era prevista la costruzione di un’edicola in memoria di Sant’Antonio per volere di alcuni cittadini del posto. La popolazione, però, accettando di buon grado il progetto, fece si che venisse edificata una piccola chiesetta. A Valle Cilento, invece, un luogo impregnato di storia e simbolo della straordinarietà di questa terra, è presente un’edicoletta votiva: fu voluta da chi, di ritorno dalla guerra, l’eresse come ringraziamento. Negli anni di prigionia, infatti, il soldato aveva espresso la volontà di ritornare nel suo paese e lo fece invocando l’intercessione di Sant’Antonio. E così fu.
Sant’Antonio patrono dei viaggiatori
Lungo la linea ferrata che dopo la fermata di Rutino inizia a costeggiare l’Alento,sorsero diverse borgate; nacquero intorno alla fine dell’800 e si svilupparono per tutta la prima parte del secolo successivo. Ben presto richiesero l’istituzione dei servizi essenziali e non molto dopo si ravvivò anche la necessità di un aggregatore spirituale. Così si eressero nuove parrocchie tra cui quella di Omignano Scalo che scelse di affidarsi a Sant’Antonio che, tra l’altro, è consideratoro pure patrono dei viaggiatori. Una situazione simile si verificò alla Velina, più popolarmente Casal Velino Scalo in agro di Castelnuovo. Qui il culto di Sant’Antonio conobbe una rapida espansione per la presenza di una cappella consacrata alla sua memoria.
Sant’Antonio nella terra dei Velini
Dove un tempo sorse l’antica Elea sorse poi Ascea. Sant’Antonio vanta diverse festività votive volute per ringraziamento dai devoti del paese. Così sono nate le celebrazioni del primo martedì di agosto e di ottobre. nell’entroterra, poi, va ricordata la grande devozione presente nella frazione Catona, mentre, alla località Salice, la presenza di una chiesetta tra le campagne poste sotto la protezione del Santo da Padova.