Moio della Civitella, i significati di un rito antico: la ‘benedizione delle croci’
Moio della Civitella, all’interno del suo territorio, vanta un’area d’interesse storico e archeologico. Tra i castagni si apre un terrazzo naturale su cui fu eretta la chiesetta dell’Annunziata. La ‘benedizione delle croci’ avviene in questo contesto paesaggistico custodendo l’identità di quella ‘festa di primavera’ che, con molta probabilità, celebravano i popoli antichi.
Moio della Civitella, una ‘rocca’ sul colle
Alle spalle dell’abitato di Moio della Civitella, su un piccolo pianoro contornato dai castagni, emergono i resti di mura millenarie: è quello che rimane di un’antica città fortificata. Si tratta di un insediamento difensivo rientrante nel sistema organizzativo di Elea. La posizione strategica favoriva il controllo del circondario e garantiva protezione a quel territorio che dal mare risaliva verso l’interno facendosi spazio fra le colline che discendono dal possente Monte Sacro. Sono ancora rintracciabili i basamenti delle mura perimetrali e quello che rimane della rocca. Si individua facilmente anche una porta che, tra l’altro, lascia intuire l’imponenza della città. Molti secoli dopo, nello stesso sito, venne edificata una chiesa sotto il titolo dell’Annunziata. L’edificio risale probabilmente al XV secolo, ma oggi si presenta con le fattezze del Novecento. Sullo spiazzo antistante, ogni 25 marzo, si rinnova un rito assolutamente affascinante e misterioso: la ‘benedizione delle croci’.
Moio della Civitella, il 25 marzo
Dunque bisogna inerpicarsi tra le modeste alture che contornano la valle solcata dal torrente Badolato per cogliere i significati di una consuetudine probabilmente millenaria. Non vi è dubbio che con la modernità è diventato piuttosto difficile trovare riti secolari e propiziatori imbevuti di un significato che trae origine da una matrice di certo pagana e forse celtica. Lo scenario, come anticipato, è quel terrazzo naturale adiacente alla chiesetta dell’Annunziata. Quel rito che si ripete ogni anno, seppur nella sua semplicità, racchiude una simbologia ancestrale. Reca i segni di un vissuto lontano, ma ancora vivo tra le memorie di queste terre. A differenza delle ‘Rogazioni Maggiori’ che avevano inizio il 25 aprile e, quindi, nel cuore della primavera, la ‘benedizione delle croci’ a Moio della Civitella interessa l’inizio della stagione e si colloca nei giorni in cui cade l’equinozio, conferendo ulteriore ‘potere divino’ alla gestualità.
La benedizione delle croci
Piccole croci di legno, ottenute combinando due rametti di castagno, sono il segno tangibile di quel mondo che spesso affidava le proprie speranze alla sfera ultraterrena. Dopo la benedizione, i virgulti, vengono portati nei campi e posti soprattutto tra i vigneti. Questa sorta di amuleto garantirà protezione e prosperità per i raccolti futuri. Considerata la materialità del rito stesso si potrebbe anche ipotizzare che questo tipo di cerimonia sia l’evoluzione di riti che un tempo venivano celebrati per gli dei. In epoche più tarde, poi, gli stessi rituali sono stati accolti nel mondo cristiano come invocazioni verso Dio. Tuttavia resta avvolta nel mistero la reale genesi della ‘benedizione delle croci’. Ad ogni modo si spera che il rituale sopravviva come tradizione affinché si tramandi ai posteri.