Sant’Angelo a Fasanella, la Madonna della Pinna
SANT’ANGELO A FASANELLA. Alle pendici degli Alburni vi è una tradizione che conserva l’accostamento della Madonna ai riti dell’Ascensione (di cui parleremo nei prossimi giorni). La Madonna della Pinna sale in processione verso la sua cappella il giovedì (fino agli anni ’70 l’Ascensione si celebrava di giovedì) e discende in paese la domenica successiva.
(Quest’anno le tradizioni sono sospese per il difficile momento che sta attraversando il nostro Paese. Mi piace comunque raccontarle affinché se ne conservi memoria)
Sant’Angelo a Fasanella: natura e arte
Sant’Angelo a Fasanella custodisce diversi luoghi che impreziosiscono il territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. A poco distanza dall’abitato, da una grotta sgorgano le sorgenti dell’Auso. Le sue acque daranno vita al torrente Fasanella. In origine venivano convogliate per alimentare un mulino, oggi formando delle scenografiche cascate che si ricompongono in uno delizioso laghetto prima di discendere verso valle, rappresentano uno luogo molto suggestivo. E se la natura a valle è particolarmente generosa, non da meno è il versante alle spalle del paese: siamo alle pendici dei Monti Alburni. Sulla cima di Costa Palomba a 1125 m s.l.m., un valoroso guerriero veglia su queste terre da secoli: l’Antece. Per la sua unicità è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Di immenso valore storico-artistico è anche la Grotta-Santuario di San Michele Arcangelo, anch’essa inclusa nei siti Unesco.
La Madonna della Pinna
Ai margini dell’abitato di Sant’Angelo a Fasanella, si trova la chiesetta della ‘Madonna della Pinna’. L’immagine della Vergine, è conservata nella chiesa principale e, il Giovedì dell’Ascensione è portata in processione fino alla cappella. La Domenica seguente, sempre in processione, l’immagine della Vergine ridiscende in paese. Inoltre, come accade spesso per devozione, a conclusione dei pellegrinaggi, si rientra a casa portando un segno ben augurale. Un ramoscello di una pianta tipica del posto. Qui si conservava un mazzetto ‘dell’erba della Madonna’. La festività probabilmente incarna la tradizione dell’Ascensione che, talvolta, si associava proprio alla figura della Vergine: la ‘Madonna del latte’. Ne consegue la più antica e generalizzata usanza di donare e bere il latte in questo giorno. Non a caso, anche qui, si preparano per l’occasione i ‘tagliolini cotti nel latte’.
L’Ascensione, rituali e significati
L’Ascensione, secondo i significati cristiani, ricorda la salita al cielo di Gesù dopo la risurrezione. È dunque il momento del ‘distacco’ o ancora ‘dello svezzamento’ dalla terra e il conseguente passaggio al regno dei cieli. Risiede forse su questi canoni l’usanza di donare il latte. La distribuzione costituiva un vero e proprio rituale propiziatorio al fine di porre sotto la protezione celeste il bestiame ed anche il raccolto. La ricorrenza cade nella primavera e, dunque, quando i campi erano pronti e maturi per rendere i propri frutti alla stagione successiva (nella tradizione agricola del Cilento special modo grano e fichi). Un secondo aspetto va rintracciato nella generosità dei cilentani: spesso il latte veniva destinato alle persone meno fortunate per consentire loro di sfamare i più piccoli. Ancora una volta è evidente il profondo legame che abbraccia la religiosità popolare, sconfinando nell’immenso patrimonio culturale di questa terra.