San Michele, nel Cilento fra storia, paesaggi e suggestivi rituali
San Michele vanta diversi punti di riferimento nel Cilento contemporaneo. Dalla fine del V secolo il culto dell’Arcangelo si diffuse rapidamente, giungendo in Italia e soprattutto nel Meridione, dove insistono diverse realtà che ne confermano la propagazione, seppur talvolta si tratta di luoghi poco noti. Tra i paesi più piccoli che ne conservano memoria, ricordiamo Terradura (Ascea) mentre Caselle in Pittari tra quelli che presentano una grotta dedicata all’Arcangelo.
San Michele alle pendici del Monte Stella e nel Cilento contemporaneo
Facendo velocemente in periplo del Monte Stella e circoscrivendo la valle dell’Alento, è evidente che la presenza di San Michele sia confinata in pochi luoghi, seppur essi stessi possano considerarsi altamente rappresentativi. Mantenendoci entro i confini più o meno antichi del Cilento, vi sono due casi meritevoli di attenzione. Il primo ci porta a Perdifumo che, in origine, ebbe il nome di Sant’Arcangelo. La nascita del paese fu favorita dall’esistenza dell’omonimo convento, di cui si possono vedere ancora i ruderi. Il sito è particolarmente importante perché, probabilmente, da qui è partita la grande storia del ‘Cilento’. Non molto distante si trova Laureana Cilento. l’abitato ruota introno alla parrocchiale di Santa Maria del Paradiso. Nei tempi passati però il riferimento spirituale per la comunità era la chiesa di San Michele. Sul versante opposto della storica montagna del Cilento l’unico centro che affida la sua protezione a San Michele è Acquavella.
Le grotte di San Michele
Secondo la tradizione San Michele indicò una cavità naturale come luogo da convertire al cristianesimo. Ne consegue che, l’aspetto più interessante del culto micaelico, è dato proprio dalle grotte. Nel territorio oggi ascritto come Cilento si registrano diverse realtà dal forte interesse paesaggistico adattate nei secoli alla devozione per l’Arcangelo. Alle pendici dei Monti Alburni, una spettacolare grotta-santuario si trova a Sant’Angelo a Fasanella. Il luogo, per le sue caratteristiche è diventato un punto di riferimento fondamentale, non solo per la devozione stessa, ma anche per la bellezza che avvolge il complesso rupestre. Ai piedi del Monte Cervati, invece, Valle dell’Angelo ha ereditato il nome da San Michele che trova il suo spazio in una cavità naturale situata in località ‘Costa della Salvia’. Infine, oltre i confini del Cilento, si ammirano le celeberrime ‘Grotte dell’Angelo’, che fanno di Pertosa uno dei luoghi più interessanti in assoluto per il nostro Paese.
Tradizioni e scenari devozionali
Ad accomunare le realtà micaeliche del Cilento, soprattutto quelle che conservano le memorie in una grotta, è il pellegrinaggio. Generalmente si ripete due volte all’anno: l’8 maggio e il 29 settembre. La processione accompagna San Michele con immensa devozione. Un rituale che si ripete da secoli. Significativo il caso di Sala Consilina nel Vallo di Diano. La città omaggia il patrono con diversi momenti religioni e civili. Assolutamente originale, invece, è la tradizione rutinese. La domenica coincidente o successiva all’8 maggio, Rutino è teatro di una storica rappresentazione: nei cieli si consuma il simbolico duello tra l’Angelo e il Diavolo. La piazza del paese, per l’occasione, si riempie di tanti visitatori che, puntando gli occhi verso l’alto, attendono la ‘battaglia’. L’Arcangelo Michele, a suon di spada, sconfigge il Diavolo. Il bene trionfa sul male e, San Michele, rinnova nuovamente la sua protezione su Rutino e i suoi devoti.