Cilento, il ‘Mercoledì delle Ceneri’ nel ‘calendario popolare’
Il ‘Mercoledì delle ceneri’ o, più comunemente ‘le Ceneri’, richiama l’antico rituale in cui sulla fronte o sul capo dei fedeli si sparge un pizzico di cenere. La stessa, ricavata dai rami d’ulivo benedetti nell’anno precedente in occasione della ‘Domenica delle palme’, invita i devoti ad intraprendere con impegno il lungo periodo della Quaresima. Secondo il calendario popolare del Cilento, la Quaresima ha uno stretto legame con il Carnevale come è ben evidente anche nella personificazione.
Il Carnevale e la Quaresima
I personaggi del ‘Carnevale cilentano’ sono sostanzialmente due: Carnuluvaro e Quarajesima. Il primo rappresenta il periodo ‘grasso’. Nei tempi antichi, e in parte ancora oggi, diventa ‘Vavo’ (avus / antenato) richiamando il vecchio, la fredda stagione. Spende tutti i suoi averi tra baldoria ed abbondanti pasti. La tavola imbandita presenta i piatti della domenica, salumi e ‘buon vino’ per allietare convivialmente il momento. La Quarajesima, invece, è praticamente l’opposto. Una figura decisamente più rigida e cupa. Rappresentata con il fuso e la conocchia tra le mani mentre si accinge a filare. Personifica il tempo che scorre, i giorni che restano al ‘festante consorte’ che, nel baccano suo, non sa che ad attenderlo vi sia la morte. Con il ‘Mercoledì delle Ceneri’, invece, ha inizio la Quaresima. È il periodo di ‘magra’. Il digiuno, in questo tempo di astinenza generale, ha rappresentato una delle massime forme di rispetto nella tradizione cristiana.
Il Carnevale e la Quaresima sulle ‘tavole del Cilento’
L’ultimo giorno di Carnevale è tradizione preparare il menù della festa. Sulle tavole del Cilento compare la pasta fatta in casa, affiancata alle carni, alle polpette ed agli insaccati, tutti accostati al buon vino locale. Questo perché, fin dai tempi più remoti, il ‘Martedì grasso’ è l’ultimo giorno in cui è concesso dalla religione cristiana, il consumo delle carni. Con l’arrivo della Quaresima, che ha inizio con il ‘Mercoledì delle Ceneri’, si osserva il digiuno, potendo consumare solamente ‘piatti poveri’. Non a caso, l’etimologia della parola ‘Carnevale’ sarebbe da ricondurre al latino carnem levare (vale a dire ‘eliminare la carne’). E, dunque, in contrapposizione, nel giorno delle ‘Ceneri’, i pasti erano piuttosto scarni. Ce lo ricorda uno stornello cilentano, tratto dalla tradizione orale di Ostigliano che recita …si ieri erano carna e maccaruni, oj su asperedde e sevuni!
Le Ceneri nel ‘Cilento’
Ponendo attenzione all’aspetto puramente religioso, il Mercoledì delle Ceneri è caratterizzato dal rituale cristiano. Il celebrante cosparge la fronte o il capo dei fedeli con un pizzico di cenere. Nel Cilento, una pratica arcaica, prevede la benedizione delle sementi e, in particolare, dei chicchi di grano. Le prime saranno utilizzate per predisporre le nuove colture, confidando in un prospero raccolto. I semi di grano, invece, hanno una duplice valenza. Gran parte è utilizzata per il foraggio degli animali da cortile, mentre, una piccola rimanenza è destinata alla preparazione dei ‘germogli di grano’. Le caratteristiche composizioni saranno adoperate per adornare il Sepolcro allestito il Giovedì santo.