Carnevale, personaggi e significati nella tradizione del Cilento
Carnevale trae origine dal latino carnem levare (togliere la carne). Nel corso dei secoli ha maturato i densi significati che, nel Cilento, si legano fortemente al mondo contadino. Il Carnevale scandisce il ritmo dei lavori nei campi laddove diventa confine tra l’inverno e la primavera (la semina, nuove colture, ndr). Racchiude le memorie di un tempo non troppo lontano che oggi si conservano nell’espressività di personaggi interpretativi riuniti nelle antiche ‘maschkarate’.
La maschkarata
Nella visione moderna, quando si pensa agli eventi del ‘Carnevale’, la mente focalizza la ‘sfilata dei carri allegorici’. Anche in passato il corteo burlesco ha caratterizzato il Carnevale del Cilento, ma calcando tradizioni più arcaiche e, forse, praticate nell’inconscio. Le maschkarate portano in piazza personaggi goffi e buffi, ma carichi di significato. Per le strade dei paesi, almeno fino alla seconda metà del XX secolo, si assiste ad una ritualità che è testimone di un vissuto proveniente dal passato, ma che ancora insiste nella memoria e nelle realtà più tradizionali. Tra suoni stridenti, risate e velati lamenti, le figure si muovono seguendo i passi a ritmo: ‘una festa’ accompagna la fine di Carnevale. Un ‘corteo funebre’ sotto le vesti di gioie liberatorie che di lì a paco saluteranno l’inverno e, simbolicamente, annunceranno l’arrivo della primavera. Si esorcizza così la morte, quella fine liberatoria che, consapevolmente, spazzerà via il vecchio.
Carnevale, la teatralità
I personaggi del ‘Carnevale cilentano’ sono sostanzialmente due: Carnuluvaro e Quarajesima. Il primo rappresenta il periodo ‘grasso’. Nei tempi antichi, e in parte ancora oggi, diventa ‘Vavo’ (avus / antenato) richiamando il vecchio, la fredda stagione. Spende tutti i suoi averi tra baldoria ed abbondanti pasti. La tavola imbandita presenta i piatti della domenica, salumi e ‘buon vino’ per allietare convivialmente il momento. La Quarajesima, invece, è praticamente l’opposto. Una figura decisamente più rigida e cupa. Rappresentata con il fuso e la conocchia tra le mani mentre si accinge a filare. Personifica il tempo che scorre, i giorni che restano al ‘festante consorte’ che, nel baccano suo, non sa che ad attenderlo vi sia la morte. Con il ‘Mercoledì delle Ceneri’, invece, ha inizio la Quaresima. È il periodo di ‘magra’. Il digiuno, in questo tempo di astinenza generale, ha rappresentato una delle massime forme di rispetto nella tradizione cristiana.
Il Carnevale nel Cilento
Uno dei più antichi e meglio conservati è il Carnevale di San Mauro Cilento. Proprio per le sue caratteristiche che richiamano il ‘Carnevale tradizionale’, ambisce ad essere riconosciuto dall’Unesco ‘Patrimonio Immateriale dell’Umanità’. Di anno in anno l’appuntamento si rinnova portando avanti una storia ormai secolare. Diverse le realtà del Cilento che ancora oggi tentano di mantenere vive le proprie radici attraverso il Carnevale. Ad Ostigliano (Perito), la maschkarata è intervallata dalla farsa carnevalesca che ha per titolo ‘Il Cavalier Turchino’. E sempre ad Ostigliano si conservano alcuni stornelli riferiti proprio alle pratiche ed hai significati del Carnevale. Dalla letteratura popolare, in riferimento al passaggio dal Carnevale alla Quaresima si recita … si primo erano carna e maccaruni mo so aspredde e sevuni, vale a dire: con l’arrivo del periodo quaresimale si abbandonano i fasti carnevaleschi in attesa della Pasqua.