Venerdì 17? Spazio alla superstizione
Accade che, il calendario, riporti in data “Venerdì 1” come in questo 17 gennaio 2025: un giorno qualunque? La superstizione talvolta ha le sue motivazioni. Una credenza popolare ben inserita nel tessuto nostrano senza, tuttavia, aver riscontro in termini logici.
E’ venerdì
Venerdì è il quinto giorno della settimana, dedicato a Venere: spesso, per la società, coincide con l’ultimo giorno lavorativo mentre nel panorama cristiano ricorda la morte di Cristo. Quest’ultimo aspetto può forse modellare la credenza del legame con il numero 17? Non è dubbia la grande influenza che la Chiesa ha avuto nel corso del tempo. In passato, la consapevolezza dell’importanza di questo giorno, era confermata dall’usanza di digiunare o fare penitenza in memoria di Gesù. E secondo l’Antico Testamento il diluvio universale ebbe inizio proprio il diciassettesimo giorno del secondo mese. Qual è, dunque, il ruolo del numero 17? Ricorre in più contesti e, inevitabilmente, appartiene anche alla Bibbia.
Tra il 16 e il 18
Posto tra il 16 e il 18, numeri che rispecchiano perfettamente la rappresentazione di quadrilateri, il 17 veniva forse disprezzato dai seguaci di Pitagora! “VIXI” (ho vissuto ed ora morto) è l’anagramma perfetto del numero romano XVII. La tradizione della disgrazia, legata al “Venerdì 17”, è comunque limitata all’Italia ed ai paesi che sono stati influenzati dalla cultura greco-romana; altri paesi, in controtendenza, riconoscono come numero della sfortuna il 13 che, invece, è il numero associato alla fortuna spesso anche in Italia. In conclusione? Spazio alla superstizione!
Con l’arrivo del nuovo anno anche il calendario popolare del Cilento inizia la sua lenta corsa che accompagna la straordinarietà di questa terra per ogni giorno scandito dal tempo. Punto di partenza è senza dubbio il 17 gennaio ricorrenza di Sant’Antonio Abate una figura particolarmente importante soprattutto per il mondo agro-pastorale. Partendo dai canoni cristiani bisogna subito dire
Sant’Antonio è considerato il fondatore del monachesimo ed è
riconosciuto
come il
primo degli “abati”.