Santa Caterina nel Cilento: la disamina dei proverbi, la storia e la devozione
Santa Caterina d’Alessandria, soprattutto in passato, ha rivestito un ruolo apicale fra i culti presenti nel Cilento. Ne resta testimonianza nelle tracce architettoniche e iconografiche e, soprattutto, nella cultura popolare.
La proverbialità
“Come Catarenea accussì Natalea” recita il noto proverbio alludendo chiaramente alle condizioni climatiche; tra l’altro, questo detto, è fra i più celebri in assoluto. Del resto i proverbi che richiamano le condizioni climatiche sono i più vivi nella cultura del Cilento. Andando ad analizzarne i significati, poi, si è verificato che le ipotesi di interpretazione non hanno fondamenti logici, almeno per quanto riguarda l’interpretazione letterale. La pretesa di avere le stesse condizioni a Santa Caterina il 25 novembre e a Natale il 25 dicembre non ha alcun riscontro scientifico. La proverbialità, però, non si esaurisce qui. “A Santa Catarina ngoppula e camina” fa parte da tempi remoti del patrimonio immateriale del Cilento. Il significato dovrebbe essere: “per Santa Caterina aumenta il passo” probabilmente perché le giornate si sono accorciate o perché bisognava apprestarsi alla semina del grano essendo la ricorrenza posta quasi alle soglie dell’inverno.
Santa Caterina nel Cilento
Il culto della giovane martire è fra i più rappresentativi nel panorama cristiano ed è fra quelli maggiormente diffusi nel Cilento. Proprio la sua capillare presenza impedisce di tracciare un quadro completo dei luoghi. Ciò è anche dovuto a un forte ridimensionamento delle tradizioni che ha interessato lo scorso secolo pur rimanendo vivo nella devozione e soprattutto nelle memorie che conservano importanti testimonianze. La toponomastica interessa in modo quasi generalizzato tutto il Cilento in cui riaffiorano antiche architetture che ne hanno suggellato la presenza.
Un caso devozionale: Perito e Prignano
A poca distanza da Prignano si trova Melito. Secondo alcuni studi trae il nome dall’abbondanza di piante di melo e in origine era noto come Casalis Maleti. Il tessuto urbano si è sviluppato intorno alla chiesetta di Santa Caterina. La cappella, probabilmente di origine tardomedievale, è certamente esistente già nei primi anni del Cinquecento. Di Perito, invece, non si ha certezza sull’origine toponomastica, ma certamente mantiene viva una lunga tradizione legata a Santa Caterina. L’omonima chiesa si trova fuori dall’abitato moderno, nel posto in cui secondo la leggenda un tempo sorgeva il paese: popolarmente è Santa Caterina re li chiani, la cui chiesa è stata di recente restaurata: apprezzabili lavori di rifacimento hanno ridato splendore alle vetuste architetture. Sulla collina difronte poi si adagia Ostigliano. Anche qui il culto appartiene alla storia del posto almeno a partire dal XVI secolo.