Palinuro, Sant’Antonio del porto: un “miracolo” del XX secolo
Palinuro è una ridente località costiera dell’odierno Cilento meta di numerosi turisti soprattutto nel periodo estivo. Il fascino del posto però è indubbiamente legato al mito che l’avvolge nonostante il Novecento abbia ridisegnato la sua storia tenendo certamente conto proprio della sua mitologia. Nella prima metà del secolo scorso, Palinuro, tuttavia, appare ancora come un piccolo borgo di pescatori e proprio a questa sua peculiarità si legano i fatti che si verificarono il 25 settembre del 1949. I racconti sono vivi nella memoria e ormai si tramandano di anno in anno, fissando così, in modo indelebile, una lunga pagina carica di fede e devozione.
Palinuro, il mito
Palinuro, dunque, ormai è una rinomata località balneare, ma la sua storia ha una genesi ben diversa e soprattutto è antichissima. Il nome deriva da un mitologico personaggio dell’Eneide che, secondo la leggenda, fu nocchiero di Enea. Considerata la natura del luogo è facile intuire come un primo remoto borgo di pescatori si sia sviluppato a ridosso del promontorio di Capo Palinuro. Un posto riparato che ha permesso agli abitanti di vivere grazie alle risorse del mare. La vocazione marinara, infatti, ha caratterizzato il paese per lunghi secoli, così come accaduto per altri centri situati lungo il versante tirrenico meridionale della Campania e oggi comunemente riconosciuta seppur in parte impropriamente come “Costa del Cilento”. Solo intorno alla metà del secolo scorso Palinuro cambia volto. La pesca tradizionale lascia spazio al turismo e questa splendida località diventa una apprezzatissima meta per la straordinaria bellezza del suo paesaggio terrestre e marino.
Palinuro, il mare e Sant’Antonio
La chiesetta di Sant’Antonio a Palinuro si trova nella zona del porto. Le origini risalgono, con molta probabilità, alla seconda metà del XVI secolo. Il Santo da Padova qui, senza dubbio, poteva figurare come il protettore dei pescatori ma anche dei naviganti che in questo luogo trovavano ripara durante le tempeste. In ricordo del “miracolo del porto”, il 25 settembre Sant’Antonio è posto su una delle imbarcazioni che compie una suggestiva processione a mare, mentre a riva, numerosi fedeli attendono il rientro per partecipare al corteo che prosegue lungo le vie del paese.
Il 25 settembre 1949
Il XX secolo sta per compiere il suo giro di boa e lo scenario è una Palinuro dedita principalmente ancora alla pesca. All’alba del 25 settembre 1949 piccole imbarcazioni lasciavano il porto per spingersi al largo: il cielo limpido e il mare piatto incoraggiavano una serena giornata di pesca. Durante la mattinata il tempo iniziò velocemente a mutare: l’azzurro dell’empireo fu presto coperto dalle nuvole facendo presagire un’imminente bufera. Per scampare al pericolo i gozzi virarono rapidamente verso la terraferma per mettersi al riparo. Tuttavia, una delle barche non riuscì prontamente a far ritorno e sembrava ormai in balia del mare tempestoso. Dalla spiaggetta di Palinuro i familiari dei marinai in allerta attendevano speranzosi i loro cari ma si resero prontamente conto della situazione. Non potendo intervenire diversamente affidarono in vario modo le loro preghiere a Sant’Antonio che ha una chiesetta nei pressi del porto.
Una luce, la fede e la salvezza
Temendo il peggio si invocò incessantemente l’intervento del Santo da Padova: la statua fu portata sulla spiaggia puntando verso il mare. Si racconta che di lì a poco una luce squarciò l’orizzonte raggiungendo la barca rimasta in difficoltà. Guidò la stessa verso il porto permettendo ai marinai di rientrare sani e salvi. l’evento miracoloso fu attribuito a Sant’Antonio e, per tale motivo, ancora oggi il 25 settembre la statua è portata in processione via mare e poi via terra.