Stio, San Pasquale Baylon: storia e devozione
Stio si trova laddove nasce l’Alento che ha le sue sorgive nei pressi di Gorga. Questo luogo ha una storia certamente millenaria e conserva tradizioni secolari. La festa di San Pasquale ora rappresenta l’apice della cristianità per la comunità locale.
Stio, fede e devozione
Il patrimonio storico-religioso di Stio ha una consistenza notevole. Basti pensare alle sole testimonianze architettoniche che ancora oggi sono ben visibili per rendersi conto della portata. Ai margini dell’abitato si trova la chiesetta di Santa Maria della Croce; ha una storia quasi certamente millenaria e, probabilmente, rappresenta l’eredità culturale lasciata dai monaci basiliani. Era un luogo molto frequentato dai pellegrini poiché vi si custodiva una reliquia della ‘Santa Croce’. E in questo contesto nacque e si sviluppò il più antico e accorsato mercato del Cilento: la fiera della croce. Sempre da un punto di vista cristiano, la dimostrazione che questo posto sia stato meta di greci, si palesa pure nella titolazione della cappella di Santa Sofia, una volta importante riferimento spirituale per il casale, special modo in occasione di epidemie di peste, un male tanto temuto dal popolo che spesso si rivolgeva proprio alla martire per chiederne la cessazione.
San Pasquale Baylon
La venerazione di San Pasquale accresce tra gli abitanti di Stio agli albori del XVIII secolo. All’inizio la devozione poteva pronunciarsi ai piedi di un altare posto nell’antica chiesa parrocchiale dove era presente un quadro. La crescente affezione degli stiesi, però, ben presto si tradusse nell’esigenza di acquistare anche una statua. Fu collocata sempre nella vecchia chiesa prima di essere portata nella nuova parrocchia. Si racconta che giunse in paese l’ultima domenica di agosto e per questo San Pasquale a Stio è portato in processione proprio in quella data: l’istituzione della ricorrenza risale al 1730. La festività del 17 maggio, invece, che ora pure si esprime con la caratteristica processione, fino alla vigilia del XX secolo era sentita solo dal punto di vista religioso. Un tempo la devozione era accentuata dalle tradizionali centé che, ancor prima, precedevano ordinatamente la statua affiancando canestri colmi di grano.