Parmarieddi, un piatto “propiziatorio” apre la Settimana Santa

Parmarieddi, un piatto “propiziatorio” apre la Settimana Santa
parmarieddi

Parmarieddi è il nome popolare di un tipico formato di pasta che, un tempo, padroneggiava soprattutto sulle tavole dell’alta valle del Calore e, in particolare a Laurino, Piaggine e Valle dell’Angelo, paesi che ancora conservano questa antica usanza.

I parmarieddi della “Valle del Calore”: perché si preparano qui?

I parmarieddi, come vedremo, richiamano una intensa simbologia. L’accostamento ai rami d’ulivo lascia intuire un’origine legata proprio alla pianta che produce i frutti da cui si ricava l’olio. In verità, però, sono certo che l’antichissima genesi di questa preparazione vada ricercata nella materia prima: la farina e dunque il grano. Ed ecco perché, i parmarieddi, una volta primeggiavano soprattutto nel menù della domenica che precede la Pasqua, nei paesi situati lungo la valle del fiume Calore e, in particolare nei territori ricompresi oggi fra le municipalità di Laurino, Valle dell’Angelo e Piaggine. Questi tre abitati hanno in comune un’estesa area boschiva che, un tempo, lasciava spazio ad abbondanti distese di grano. In particolare qui si coltivavano alcune varietà antiche di frumento come il “grano carosella”. Ed è forse proprio qui che nasce l’idea di propiziarsi il raccolto tramite questo piatto.

Una triplice simbologia

I “parmarieddi” ricalcano perfettamente la forma primordiale palmarieddi e racchiudono una triplice simbologia: la palma benedetta, emblema cristiano nel giorno dell’arrivo di Gesù a Gerusalemme; il palmo della mano che lavora l’impasto; il palmo come antica unità di misura del grano. Sotto questi aspetti si cela un significato arcaico che unisce i tre elementi espressi in concetti profondamente cristiani dopo essere stati pagani. Collante universale è l’acqua, simbolo di purezza, che si mescola con il frutto della terra che ha sempre colmato la fame: il grano.

Cilento: i parmarieddi
Cilento: i parmarieddi

I parmarieddi: la lavorazione e la preparazione

Dopo aver sapientemente impastato acqua e farina, la maestria delle brave massaie farà il resto. Sulla spianatoia che popolarmente è detta “scannaturo”, le mani prima allungano e dividono l’impasto e poi incavano la pasta restituendo la caratteristica forma che ricorda l’infiorescenza del frumento. Secondo la credenza popolare quanto più grande sarà il parmarieddo tanto più abbondante sarà il raccolto del grano. Dopo la cottura generalmente si condiscono con il sugo di pomodoro.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte è nato ad Agropoli (Sa). Coltiva la sua passione per la scrittura attraverso contribuiti soprattutto di carattere culturale. Si occupa di tradizioni, con particolare attenzione alla componente religiosa, tramite ricerche originali e personali. Racconta il Cilento attraverso fatti e memorie. È stato ideatore e gestore del blog cilentoitalia e dal 2019 di lineacilento.it. Appassionato di gastronomia realizza volentieri anche articoli di cucina. Per contatti: info@lineacilento.it

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