Mercoledì delle Ceneri in Cilento: la Quarantana e la benedizione del grano
La Quaresima ha inizio con il ‘Mercoledì delle Ceneri’, ovvero con il giorno che segue il ‘Martedì grasso’, ultimo dedicato alle celebrazioni e alle feste legate al Carnevale.
Le Ceneri
Nella cultura popolare questo giorno viene “comunemente” identificato con l’appellativo di “le Ceneri”. L’appellativo trae origine dall’antico rituale liturgico che caratterizza le funzioni religiose. Durante la liturgia il celebrante sparge un pizzico di “cenere” benedetta sulla fronte o sul capo dei fedeli. Nel compiere il rito recita una formula che generalmente è la seguente: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Una volta terminato il “Carnevale”, in segno di penitenza i cattolici osservano il digiuno e, in particolare, l’astinenza dalle carni. La ritualità è molto antica. Ancora oggi costituisce una consuetudine ben radicata nella tradizione popolare, proprio perché l’aspetto puramente cristiano viene ad affiancarsi alle pratiche contadine ereditate dal passato. È il caso della benedizione dei semi e della realizzazione dei “semenzai”. Questo rituale, sebbene sia scomparso in gran parte del Meridione, continua a persistere in diverse realtà cilentane.
Mercoledì delle Ceneri, la benedizione del grano
La benedizione dei semi, ancora una volta, ha subìto un forte ridimensionamento o, per meglio dire, una trasposizione nella vera e propria “gestualità”. In che modo si svolgeva, anticamente, questo rituale? Nei tempi passati, durante la celebrazione, venivano benedetti modesti quantitativi di sementi che, in seguito, potevano essere utilizzate per le nuove colture e si benediva anche una piccola quantità di grano che, probabilmente, mescolato all’altro, assumeva la funzione di foraggio per gli animali. Una parte, invece, era conservata per la realizzazione dei ‘germogli di grano’ da destinare alla Settimana Santa. Oggi, molte comunità, hanno riscoperto l’antica tradizione della benedizione dei semi, tanto che durante la Santa Messa, i chicchi di grano vengono nuovamente benedetti e distribuiti ai fedeli che hanno, così, la possibilità di mettere a dimora i chicchi i quali germogliando e verranno utilizzato nel giorno del Giovedì santo, con funzione ornamentale per i “Sepolcri” allestiti nelle chiese.
Tradizioni
Ancora più arcaica nel Cilento l’usanza di realizzare in questo giorno una ‘figura di pezza’ vestita di nero: si tratta della ‘Quarajesima’ – o Quarantana in riferimento ai quaranta giorni che precedono la Pasqua – (che rivissuta in questo modo viene ad identificare ‘la vedova’ del defunto ‘Carnuluvaro’). Un tempo ogni famiglia ne realizzava una, ponendola, “penzolante”, dinanzi alla porta di casa. Tra le mani un’arancia o una patata, sulla quale venivano conficcate sette penne di gallina che, una ad una, venivano tolte a partire dalla prima domenica che intercorre tra il ‘Mercoledì delle Ceneri’ e la Pasqua, a simboleggiare la passione e la Resurrezione di Cristo. Infine, non potendo consumare la carne, il menù della giornata arriva dai campi. Foglie e patate o pizza cu l’erva sono alcune delle alternative ‘povere di un tempo’ – si fa per dire –, ma assolutamente straordinarie per i palati di oggi!