Sant’Antonio Abate: la ritualità nella tradizione del Cilento
Sant’Antonio Abate è tra le figure più amate nel Meridione d’Italia. Il 17 gennaio, infatti, per antica tradizione, coincide pure con il primo giorno di Carnevale una data molto attesa dai contadini e dalle loro famiglie. A “Sant’Antuono ogni puorco è buono” recita un noto proverbio: si tratta di Sant’Antonio Abate detto anche Sant’Antonio cu lu purcieddo” per il suo patronato. Si preparava il pranzo della festa dove immancabilmente i “cavatieddi” venivano conditi con il sugo di salsiccia. Si usava l’ultima dell’anno appena finito, conservata sott’olio, oppure finivano nel pentolone le carni del maiale novello sfuggite alla lavorazione, per dar vita ad aromatici ragù. Era una festa che accompagnava le comunità del Cilento fino al Martedì Grasso. E’ l’inizio di quel lungo periodo dedicato al Carnevale dal sapore antico, quel sapore che spero possa sentirsi ancora fra le stradine dei nostri paesi…
San’Antonio Abate: architetture e paesaggio nell’odierno Cilento
I mutamenti dell’ultimo secolo hanno compromesso l’assetto storico-religioso del Cilento. Per tale motivo è difficile nel nuovo millennio tracciare un quadro esaustivo della devozione a Sant’Antonio Abate che, un tempo, si esprimeva in numerosi luoghi e con significative tradizioni. La nomenclatura dei posti ora risulta scarna restituendo un quadro socio-culturale che certamente non rispecchia la realtà e , dunque, la storicità del culto. Tuttavia resistono luoghi simbolo che ne evocano la memoria. Ortodonico celebra una ricorrenza molto sentita in onore del Santo patrono. Lo stesso avviene nella più antica contea del Cilento: Camella. A poca distanza da Copersito, poi, intorno a una modesta cappella, prese vita Sant’Antuono di Torchiara che rivela chiaramente la sua identità fortemente ancorata alla festività del 17 gennaio. In tanti qui accorrevano per le tradizionali benedizioni.
Il convento di Laurino
Il convento di Sant’Antonio a Laurino, che ora è posto sotto il titolo del Santo da Padova, nacque sulle rovine di un più antico complesso fondato con il nome di Sant’Antonio Abate. L’origine assoluta è di certo antichissima, ma non se ne conosce l’esatta genesi. Tuttavia, considerate le importantissime vicende storiche che hanno interessato Laurino e la devozione che ruota intorno a colui che è stato sempre considerato il primo Abate, è plausibile che esista già nei primi secoli successivi all’anno 1000. Assolutamente accettabile poi l’ipotesi che fu eretto per ospitare i più bisognosi e soccorrere gli appestati.
Il 17 gennaio: Sant’Antonio Abate è il primo giorno di carnevale
Il 17 gennaio, ricorrenza di Sant’Antonio Abate, ancora oggi riveste un ruolo cardine nella religiosità popolare: è considerato, infatti, il primo giorno di Carnevale. Si tratta di un connubio profondo che arriva da lontano ed è fortemente ancorato alla condizione agro-pastorale che ha caratterizzato il Cilento. Non a caso in questo giorno si preparava il pranzo della domenica e in molte famiglie si lavorava il maiale. Le carni insaporivano il sugo che condiva rigorosamente i cavatielli, mentre la sugna ottenuta dalla lavorazione delle parti meno nobili, veniva utilizzata per la frittura. Un tempo si preparava anche il sanguinaccio e ogni piatto che poteva completare il menù della festa.
I falò, la benedizione degli animali e dei pani
Espressione primordiale del culto è l’accensione del falò, simbolico rito di purificazione che aveva il compito di allontanare le negatività dell’anno passato e, al contempo, auspicio della rinascita che verrà con la “nuova primavera”. La benedizione dei pani una volta era un momento molto sentito e partecipato. Lo era anche la benedizione degli animali che, in verità, in alcuni casi viene adesso riproposta come accade a Perito dove la cappella di Sant’Antonio cu lu purcieddo fu abbattuta negli anni ‘70 per motivi urbanistici: al suo interno si conservava una suggestiva statua fittile.
La proverbialità
La proverbialità che ruota intorno alla figura del Santo primo Abate della chiesa si diversifica nel tempo e nello spazio. Nel Cilento rimane nitida nella memoria con alcuni detti legati alla sfera agro-pastorale: a Sant’Antuono masckari e suoni (in riferimento all’inizio del Carnevale) e anche Sant’Antuono cu la varva janga si nu chiove la neve nu manca (in riferimento alle condizioni climatiche).