Cilento, la lunga Pasqua che si dissolve nei campi…

Cilento, la lunga Pasqua che si dissolve nei campi…
Cilento, germogli tra i campi (foto A. Migliornino)

La Pasqua è una ricorrenza ciclica ma, tuttavia, è una festività mobile. La data, infatti, cambia di anno in anno perché è dettata dal ciclo lunare: è stabilita nella domenica successiva alla prima luna piena che segue l’equinozio di primavera ed è compresa nel periodo che va dal 22 marzo al 25 aprile. Questo importante appuntamento religioso ha inizio con la ‘Settimana Santa’ in cui si concentrano antichi rituali che hanno origini remote. Una particolarità del Cilento è che, la Pasqua non si esaurisce con la Settimana Santa, ma si protrae ben oltre anche nella sfera agro-pastorale conservando pratiche ancestrali. Per rendere possibili tali usanze, bisogna partire da un simbolo per eccellenza di questo periodo: la croce.

Cilento: il 25 marzo, la Domenica delle Palme e il Giovedì Santo

Come accade il 25 marzo – giorno dell’Annunciazione del Signore celebre pure con il nome di ‘Annunciazione della Beata Vergine Maria’ – sul colle di Moio della Civitella dove si benedicono piccole croci, ottenute intrecciando due rametti di castagno, che vengono messe poi come amuleto fra i campi, anche la domenica delle Palme si ripete questa sorta di rituale, questa volta, però, su più ampia scala. I ramoscelli d’ulivo sono posti tra i filari delle viti o tra il frumento allo scopo di garantirsi un prospero e sano raccolto nella stagione seguente (in alcune realtà regionali gli stessi rametti vengono fissati su supporti di canne). Ancora più particolare, invece, risulta una consuetudine forse molto meno diffusa e, ad oggi, decisamente poco praticata: si tratta dei germogli dei Sepolcri. È prassi per il Giovedì Santo realizzare delle composizioni che hanno come base il grano.

Cilento, germogli tra i campi
Cilento, germogli tra i campi (foto A. Migliorino)

Quel grano… tra i “campi”

In un lasso di tempo che copre circa quaranta giorni vengono messi a dimora chicchi di grano che, ponendoli al buio, mantengono un colore bianco e candido. Dopo aver assolto alla loro funzione devozionale ai piedi dell’Altare della Reposizione allestito in chiesa, vengono ripresi e portati nei campi. Colpisce molto osservarli fra i rami dei fichi o di qualche albero da frutto che s’insedia solitario tra le distese di grano. Ancora una volta ci troviamo al cospetto di un antichissimo rituale: si pone così sotto la protezione divina anche il raccolto del frumento. Piccoli gesti che, forse inconsciamente, preservano una tradizione che arriva da lontano e che restituisce agli occhi dei passanti uno spaccato straordinario di un mondo forse ancora non del tutto perduto.

Cilento, antichi significati

Per completezza d’informazione a questo punto è utile ritornare indietro agli inizi della Quaresima. Siamo al ‘Mercoledì delle Ceneri’: durante la celebrazione il sacerdote sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte dei fedeli; si ricorda così loro la caducità della vita terrena e nel praticare il rituale recita la formula ‘‘Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai’’. Analogamente pure il ciclo della vita dell’uomo, anche quello relativo alla ‘nuda terra’ compie il suo percorso: ‘‘dalla terra vieni e nella terra ritornerai’’. E su queste parole si conclude questo austero viaggio impregnato di sacralità popolare tra i ‘campi’ del ‘Cilento Antico’.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte è nato ad Agropoli (Sa). Coltiva la sua passione per la scrittura attraverso contribuiti soprattutto di carattere culturale. Si occupa di tradizioni, con particolare attenzione alla componente religiosa, tramite ricerche originali e personali. Racconta il Cilento attraverso fatti e memorie. È stato ideatore e gestore del blog cilentoitalia e dal 2019 di lineacilento.it. Appassionato di gastronomia realizza volentieri anche articoli di cucina. Per contatti: info@lineacilento.it

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