Carnevale: nel Cilento fra stornelli, personificazione e gastronomia

Carnevale: nel Cilento fra stornelli, personificazione e gastronomia
Carnevale, maschere tipiche - San Mauro Cilento (foto Livio Marrocco)

Carnevale è il nome con cui si identifica il periodo che precede la Quaresima. Termina alla vigilia del ‘mercoledì delle Ceneri’ mentre, secondo la consuetudine del Cilento, ha inizio il 17 gennaio, quando ricorre la festività di Sant’Antonio Abate. Carnevale nel Cilento si esprime attraverso ‘‘la personificazione’’ di due figure cardine, favorendo l’incontro fra due realtà che rivelano un’entità particolarmente evocativa.

Il Carnevale tra storia e tradizione

Carnevale, seppur sia spesso visto come una festività pagana, in realtà affonda le sue radici nel mondo cristiano. La sua genesi, infatti, è profondamente legata a quelli che sono gli aspetti cardini della Chiesa. Si tratta di una ricorrenza mobile e in calendario occupa il periodo che precede la Quaresima. Il nome ha un’etimologia abbastanza lineare, ma nel corso del tempo sono diverse le ipotesi che ne rivendicano l’appartenenza. Ad ogni modo, ognuna di loro, riconduce ad un’usanza profondamente ancorata alla religione. Genericamente il termine Carnevale si riconduce alla locuzione latina carnem levare con il significato di ‘togliere la carne’, rispondendo a quel canone penitenziale voluto dalla regole spirituali. Durante il periodo di Quaresima si osserva un regime di digiuno devozionale che, spesso, si traduce, con l’astenersi dal consumo delle carni, ponendosi come una vera e propria ritualità. L’ultimo giorno di Carnevale coincide con il ‘martedì grasso’.

Carnevale
Grafica – Carnevale

Letteratura popolare

Nell’espressività cilentana, il Carnevale assume i propri connotati letterari attraverso alcuni semplici “stornelli”, ormai quasi perduti finanche nella memoria. È il caso di questi pochi versi – una sorta di filastrocca – che ho personalmente raccolto, indagando nella tradizione orale di Ostigliano (frazione di Perito). Fra le rime si legge: Carnuluvaro mio chino re ‘nnoglie, oj maccaruni e rimani foglie. Il significato letterale è facilmente rintracciabile, così come se ne deduce agevolmente il senso metaforico, tanto che la traduzione non lascia dubbio alcuno: Carnevale mio, pieno di ‘nnoglie (insaccato tipico, ndr.) oggi pasta e domani foglie (in vista della Quaresima). È evidente, ancora una volta, un forte richiamo alla spiritualità che mutua, attraverso le parole, il senso di un profondo legame fra il Carnevale e la Quaresima. Inoltre, un’analisi ancora più marcata, apre scenari che celano la bellezza del Cilento attraverso una poesia popolare che spesso non viene attenzionata in modo adeguato.

chiacchiere e sanguinaccio di cioccolato
chiacchiere e sanguinaccio di cioccolato

Carnevale, la personificazione

Contestualizzare il Carnevale nella cultura del Cilento risulta un tassello fondamentale per coglierne l’essenza. La figura di Carnuluvaro porta in scena un personaggio fondamentale per la storia locale. La sua presenza incide soprattutto su uno spaccato che conduce direttamente all’unione con la sfera cristiana. Per antonomasia si congiunge alla consorte Quarajesima la quale, sia in termini antropologici sia per il significante, è praticamente l’opposto di Carnuluvaro. Quest’ultimo, a sua volta, vanta un’origine molto arcaica. Per tradizione, il martedì grasso, nei piccoli paesi è stato d’uso realizzare, per poi bruciarlo, un fantoccio che ha assunto il nome di Vavo (prima di diventare Carnevale). L’etimo riconduce al latino avus. E’ interpretato popolarmente come ‘nonno’, ma in verità, in questo caso, pone un riferimento al ‘vecchio’ nell’attesa di cedere il passo al ‘nuovo’ e, metaforicamente, annuncia il passaggio fra l’inverno e la primavera. Ancor prima, poi, evidenzia una sorta di distacco.

In tavola…

Il primo giorno di Carnevale, l’ultima domenica e il Martedì grasso, per tradizione si preparava il pranzo della festa. Non potevano mancare gnocchi conditi con il sugo di carne, le classiche polpette e, forse, qualche dolce casalingo, probabilmente il sanguinaccio (che oggi si prepara solamente con il cioccolato). Si trattava di un modo per esorcizzare questo periodo che, pur ricadendo nell’inverno, precedeva la Quaresima e, dunque, doveva essere “abbondante”.

chiacchiere
grafica – chiacchiere

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte è nato ad Agropoli (Sa). Coltiva la sua passione per la scrittura attraverso contribuiti soprattutto di carattere culturale. Si occupa di tradizioni, con particolare attenzione alla componente religiosa, tramite ricerche originali e personali. Racconta il Cilento attraverso fatti e memorie. È stato ideatore e gestore del blog cilentoitalia e dal 2019 di lineacilento.it. Appassionato di gastronomia realizza volentieri anche articoli di cucina. Per contatti: info@lineacilento.it

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