Giorni della Merla, quali sono e qual è il loro significato
La tradizione vuole che durante i “Giorni della merla” si registrino le temperature più basse dell’inverno.
I “Giorni della Merla”
Questo arco di tempo indica, generalmente, il 29, 30 e 31 gennaio e, talvolta, il 30, 31 gennaio e l’1 febbraio. Alla base di tale periodizzazione non vi è chiaramente un fondamento scientifico, anche se ci troviamo nel bel mezzo dell’inverno, almeno secondo quanto scandito dal calendario. I giorni della merla, dunque, possono considerarsi un richiamo di matrice ancestrale e dai contorni proverbiali.
Quando e come nasce questa credenza?
L’origine non è chiara e lascia intuire una genesi leggendaria. Infatti sono diversi i racconti che ruotano intorno al principio di questa tradizione. Gran parte di essi pongono al centro la merla, un uccello passeriforme che è tra le specie più diffuse in Italia. Una celebre variante ci parla di una ‘merla bianca’ che per porsi al riparo dal freddo insieme alla sua prole, si rifugiò in un comignolo. Era la fine del mese di gennaio. Al rialzo delle temperature mamma merla e i suoi pulcini fuoriuscirono dal camino. Era l’1 febbraio. La fuliggine che nel mentre aveva tenuto al caldo la famigliola di uccellini, aveva anche scurito il loro manto restituendo un piumaggio completamente nero. I racconti sui giorni della merla sono a volte molto laboriosi e ognuno di loro individua come riferimento cardine il colore della merla che, in tutti i racconti, è all’inizio di un bianco candidissimo, ricordando la neve e il gelo e, al contempo, l’oscurità dell’inverno in attesa della primavera.
L’inverno in rima…
Prendendo in prestito i celebri versi di Giosuè Carducci nel suo ‘Tedio Invernale’, seppur componimento pessimistico, in cui il poeta ci invita a riflettere sul paragone fra presente e passato, ecco che il freddo sembra lentamente allontanarsi:
Ma ci fu dunque un giorno / su questa, terra il sole? / Ci fùr rose e viole, / luce, sorriso, ardor? / Ma ci fu dunque un giorno / la dolce giovinezza / la gloria e la bellezza / fede, virtude, amor? / Ciò forse avvenne ai tempi / d’Omero e di Valmichi, / ma quei son tempi antichi, / il sole or non è più. / E questa ov’io m’avvolgo / nebbia di verno immondo / è cenere d’un mondo / che forse un giorno fu.