Ostigliano, il sedile di Santa Maria: una memoria di pietra
Ostigliano, con l’istituzione dei comuni nel 1806, perde la sua autonomia amministrativa e diventa prima frazione di Orria e poi di Perito. Nei secoli precedenti, invece, conserva una certa indipendenza, soprattutto nel lungo periodo in cui seguì le sorti dello Stato di Gioi. Parte della sua storia è custodita da una lastra di pietra che, quasi dimenticata, conserva le memorie di un tempo lontano.
Ostigliano, Santa Maria
Un tempo l’anima del paese era la piccola ‘Piazza Santa Sofia’ situata nella parte bassa dell’abitato. Fino alla metà del secolo scorso il quartiere era chiamato Santa Maria. Il nome è legato alla presenza di una cappella di patronato che, popolarmente, è nota coma Madonna del Carmine. La chiesetta ha probabilmente origini seicentesche e, sul finire del XVII secolo, risulta tra le proprietà della casata dei Baratta, titolarità che rimane inalterata per circa due secoli quando la stessa appare condivisa con la famiglia Errico. La struttura, di modeste dimensioni, si presenta sobria e lineare, priva di apprezzabili ornamenti di rilievo. Nell’unico ambiente trova spazio l’altare sul quale è collocata la nicchia che custodisce l’immagine della Vergine che, nell’iconografia, non sembra rispecchiare i canoni del Monte Carmelo. L’esterno, invece, si caratterizza per la presenza di un lungo sedile in pietra che corre quasi per tutto il lato inferiore.
Un sedile in pietra, li parlamenti di Santa Maria
Si tratta certamente di un assettaturo che in passato è stato scenario delle storiche adunanze popolari. Diversi elementi fanno supporre che su questo sedile si svolgessero li parlamenti territoriali in cui venivano discusse le problematiche sociali relative al casale di Ostigliano. I capifamiglia, infatti, periodicamente si incontravano, per portare all’attenzione del governo centrale dell’antico Stato di Gioi, eventuali criticità che interessavano il paese. Seppur apparentemente informale questo era l’unico modo con cui i cittadini potevano comunicare con il capoluogo. Si trattava, dunque, di un meccanismo che metteva a stretto contatto Gioi e tutte le terre ad esso annesse. Oggi potrebbe avere qualche secolo di vita questo sedile ma ciò nonostante trasuda i segni della storia senza mostrarsi troppo logorato dal tempo. Le intemperie e i raggi del sole che s’insinuano sulla via adiacente non hanno minato la sua stabilità, garantendone un quasi perfetto stato di conservazione.