Venerdì Santo, la pietà popolare del Cilento attraverso le caratteristiche congreghe
Le congreghe nel Cilento appartengono alla religiosità popolare ormai da secoli. Nel folklore locale animano una cospicua parte delle tradizioni culturali, non solo quelle legate direttamente alla cristianità, ma anche quelle che appartengono ad una sfera più ampia nello scenario sociale.
Le congree del Monte Stella: l’area di diffusione
Un censimento storico-devozionale fatto anche in tempi moderni mostrerebbe chiaramente la capillare diffusione delle tradizionali congree nell’area del Monte Stella. In passato, infatti, e ancora per gran parte della seconda metà del XX secolo, ogni comunità situata sui fianchi dello storico massiccio del Cilento presentava la sua confraternita. In alcune realtà municipali, seppur piccole in termini di popolazione, ne insistono ancora più di una: per esempio nel territorio di Pollica con Cannicchio, Celso, Acciaroli e una volta Galdo, oppure a Sessa Cilento con San Mango, Valle e Santa Lucia. Negli anni, per ragioni demografiche e forse anche relative ad un rapporto meno identitario con la fede cattolica, alcune congreghe sono state soppresse oppure si sono unite a quelle vicine. Spesso è venuta meno anche quella funzione di assistenzialismo che invece ha caratterizzato la prima fase di esistenza di queste confraternite.
La congrea di Ostigliano
Singolare il caso di Ostigliano dove pure esiste una congrea che, in occasione del Venerdì Santo, visita i Sepolcri e svolge le sue ‘funzioni’ come accade per le confraternite del Monte Stella. Risalente probabilmente al XVII secolo fu soppressa nel 1952 ma fu ripresa nel 1976 conservano il titolo della Madonna del Rosario. Particolare è anche l’atto di infliggersi colpi penitenziali sulla schiena attraverso strumenti che emulano la Passione di Cristo.
Le titolazioni
Ogni comunità ha recepito la volontà popolare di un’identificazione che ha portato alla titolazione della propria congrea. Vi è una predominanza relativa alla Madonna del Santissimo Rosario, ma la Vergine compare anche in altre vesti come nel caso ‘del Carmine’ ad Agnone oppure dell’Immacolata Concezione a Fornelli di Montecorice. Si registrano anche casi unici come a Laureana Cilento dove la confraternita è affidata al ‘Purgatorio’ e poi vi sono quei paesi che hanno mantenuto l’accostamento al Santo Patrono come nel caso della congrea di Matonti che fu eretta nel nome di San Biagio.
I pellegrinaggi
Il Venerdì Santo, muovendo dalla propria parrocchia, compiono il tradizionale pellegrinaggio che, nel giro di qualche anno, porta ogni congrea a visitare i Sepolcri di tutti i paesi posti alle pendici del Monte Stella. Tuttavia, in tempi moderni, le vie storiche del Venerdì Santo hanno raggiunto anche i centri limitrofi abbracciando un territorio più ampio dal punto di vista non solo geografico ma anche religioso. Dopo aver sostato ai piedi dei diversi Altari della Reposizione, i confratelli fanno rientro nella propria comunità dove concludono la giornata penitenziale eseguendo i loro ‘canti’ che in realtà sono dei ‘lamenti’ che ricordano la Passione di Cristo.