San Matteo nella terre di Elea: storia e tradizione nel Cilento
Secondo la tradizione le reliquie di San Matteo furono rinvenute nella città di Elea, una polis della Magna Grecia fondata dai focei nel VI secolo a.C.. La leggenda vuole che a ritrovare i resti fosse il monaco Atanasio. Elea, poi latinizzata in Velia, fu eretta in quelle terre che poi rientrarono nell’Antica Lucania e, in tempi molto recenti, nel perimetro del Cilento giacché le sue rovine si trovano sulla sponda del fiume Alento, quel naturale spartiacque che, secondo l’interpretazione storica, fu il confine del ‘Cilento Antico’.
Le spoglie di San Matteo
Le spoglie di San Matteo pare siano giunte ad Elea intorno al V secolo e vi rimasero per circa quattrocento anni, ma nessuna notizia confermerebbe definitivamente questa circostanza. Sappiamo che il monaco Atanasio, dopo averle identificate, le portò ai margini della patria di Parmenide, deponendole in una chiesetta posta tra le acque del fiume su un’isoletta. A differenza delle altre notizie, però, di questa abbiamo una conferma accreditata che ci ha lasciato l’illustre geografo Giuseppe Antonini, nella prima metà del 1700 che nella sua opera La Lucania, Discorsi… ci dice ‘Tra Velia, e Casalicchio all’incontro è un’isola formata da due fiumi, cioè dall’Alento, da per se stesso chiaro, è nominato, e da un altro piccolo senza nome, che cala dalle falde della Montagna detta Stella. Ab antico fu qui una chiesa, che sussiste ancora, dedicata a San Matteo, e si chiama S. Matteo ad duo flumina’.
Dalla terra dei ‘velini’ alla leggenda della fontana
Ne è conferma nella grande devozione che è presente oggi nella località Marina di Casal Velino e nella stessa cappella che continua ad essere meta di pellegrinaggio nel giorno della ricorrenza. Le spoglie di San Matteo, però, presto lasciarono la città velina per essere portate dapprima a Capaccio e poi a Salerno. Il lungo cammino fu costellato di interessanti pagine che ci raccontano storie e miracoli. Nel mentre le spoglie venivano trasportate verso Caputaquis, il Vescovo dell’allora ‘Diocesi di Paestum’, ordinò una sosta a Rutino, poiché la distanza tra Casal Velino e Capaccio era notevole e risultava pesante per i portatori. Si narra che gli uomini, stremati dalle fatiche, nei pressi del paese di Rutino stavano per accasciarsi al suolo, quando, d’improvviso, ai margini della via sgorgò una sorgente che offrì loro ristoro. La fontana esiste ancora oggi e porta proprio il nome di San Matteo.
San Matteo a Salerno e il culto nel Cilento
Le spoglie raggiunsero poi la piana del Sele essendo destinate alla cattedrale dell’antica ‘Diocesi di Paestum’. Tuttavia dimorarono in quelle terre che ospitavano le rovine dei templi di Poseidonia per un periodo di tempo molto breve. Le continue incursioni saracene, infatti, fecero prendere la decisione di portare il corpo dell’Apostolo a Salerno. Così nel 954 giunsero in città e da allora riposano nella cripta del Duomo. Il legame con il Cilento è rimasto piuttosto forte, soprattutto a Marina di Casal Velino. La piccola località balneare conserva una grande devozione per San Matteo. Le celebrazioni in occasione della ricorrenza sono molto partecipate. Riecheggiano tra i racconti quelle memorie di secoli lontani che oggi si ritrovano nella piccola cappella in cui, un tempo, furono poste le reliquie dell’Apostolo. E di anno in anno si rinnova quell’appuntamento che ormai trasuda secoli di storia.