Cilento, la figura di ‘Maria Longa’ nell’interpretazione di una popolare leggenda
Cilento e leggenda sono un connubio popolare in questa terra. Maria Longa è tra le figure più popolari nei racconti. Chi, da bambino, non ha dovuto prendere le distanze almeno una volta da Maria Longa? Così, spesso, ci veniva imposto un insegnamento che ci avrebbe accompagnato per tutta la vita. Il richiamo di Maria Longa era particolarmente motivato qualora nelle vicinanze si trovava un pozzo e il comando impartito suonava più o meno così non ti avvicinare, li abita Maria Longa!
Chi è Maria Longa?
Forse è stato il terrore di tani di noi, di tanti bambini e, per evitare lo spiacevole incontro con questa figura misteriosa e paurosa di cui non si conoscevano le sembianze, in risposta si mantenevano le distanze dai pericoli. Non solo dai pozzi e dalle sporgenze; il ricorso a Maria Longa doveva tenerci al riparo dai pericoli in generale e, maggiormente, dal buio e di conseguenza dall’ignoto. Quando i più curiosi chiedevano ‘dettagli’ sul suo aspetto, le risposte erano vaghe e si conveniva nel restituire una descrizione approssimativa e dettata dal momento che, quasi sempre, parlava di una figura altissima (o meglio ‘lunga’, da cui il nome), con braccia capaci di afferrarci e trascinarci nelle profondità della sua dimora. Oggi, la leggenda, rivive in modo meno significativo rispetto al passato; di certo ha origini molto antiche non del tutto chiare almeno nella variante cilentana: un popolare adattamento locale.
La leggenda in Campania e l’adattamento al Cilento
Pur essendo abbastanza diffusa in Campania, la paternità della leggenda credo sia a tutt’oggi incerta. Il nome ‘Maria’ lascia intendere origini lontane, primitive e, non è difficile che possa essere – in un certo qual modo – la versione meno generica dell’uomo nero, anch’esso indefinito, in questo caso anche nell’onomastica. In Cilento, ad esempio, diventa ‘lu Mommo‘, mentre in altre parti della regione è più semplicemente ‘lu Mammone‘. Ancora un riferimento al Cilento sarà utile per farci comprendere la contrapposizione di due figure quasi mitologiche. Il ‘Carnevale’ e la ‘Quaresima’ sono la personificazione di due periodi dell’anno, strumentali per l’identificazione onomastica e leggendaria; ‘Maria Longa’ e ‘lu Mommo’ possono avere le stesse ragioni pur non essendo antagonisti tra loro. Nonostante l’apparente negatività, l’identificativo ‘materno’ – sia di Maria Longa che del Mammone – lascia trapelare una figura positiva: in entrambi i casi, al contrario di quanto si possa pensare, hanno il compito di proteggerci.
Il significato materno e la modernità
Come abbiamo visto ed argomentato, lo scopo di Maria Longa è quello di tenerci lontani da potenziali pericoli. Tuttavia, la fama di ‘prendere i bambini’ è certamente un involucro protettivo. Il nome ‘Maria’ lascia intuire addirittura la presenza divina. Contrariamente ad altre varianti, che risentono di una certa negatività, interpretando Maria Longa come castigo e punizione, o ancora come la personificazione di un’infanzia infelice, nel Cilento si percepisce un dialogo materno nel messaggio voluto dalla leggenda. Di certo è troppo azzardato accostare la figura di Maria Longa alla Madre Celeste, ma in fondo credo sia la risoluzione più accettabile, seppur le analogie non siano sempre facili da motivare. Nella modernità, inoltre, ha perso gran parte della sua popolarità austera che, invece, impregnava i rigidi insegnamenti di un tempo. Per cui rimane un gran dubbio, ma costellato dal fascino che caratterizza le antiche e misteriose leggende appartenenti alla tradizione del Cilento.